“La comunicazione di genere. Prospettive teoriche e buone pratiche” (Carocci editore) scritto da Saveria Capecchi, Professoressa di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Bologna, è un testo molto interessante da poco uscito.
Il Centro delle Donne “Orlando” di Bologna ha ospitato il 25 ottobre 2018 la presentazione del libro.
Al dialogo, hanno partecipato, Leda Guidi, co-founder della Rete Civica Iperbole di Bologna, docente della nostra LM, membro del Consiglio delle responsabili dell’Associazione Orlando, e dell’Associazione “Villes Internet”, esperta di ICT, comunità intelligenti, diritti digitali e Linda Serra, fondatrice di Girl Geek Dinners Bologna e presidente di Work Wide Women.
Come riporta la piattaforma della Comunicazione Pubblica e d’Impresa di Bologna, la guida è rivolta alle studentesse e agli studenti, giornaliste e giornalisti, operatrici ed operatori dei settori dell’informazione e della comunicazione per sensibilizzare ad adottare una prospettiva inclusiva e valorizzare la soggettività femminile.
Bisogna ampliare lo sguardo, amplificare l’empowerment femminile, le voci e i ruoli delle donne, migliorare efficacia e qualità della comunicazione pubblica, dotarsi di maggiore sensibilità, per una comunicazione più mirata e adeguata. Valorizzare le donne è un vantaggio culturale, sociale, politico. Significa rappresentare la cittadinanza, rendere la società più democratica, pluralistica, inclusiva e favorire l’occupazione femminile come vantaggio di crescita del prodotto interno lordo.
Sulla Rivista “Il Paese delle donne online”, è stato pubblicato un bellissimo articolo di Marina Pivetta, che sin dalle prime righe afferma: “Ho finito di leggere l’ultimo lavoro di Saveria Capecchi ‘La comunicazione di genere. Prospettive teoriche e buone pratiche’ ieri, lo stesso giorno in cui è andata in onda la TV Delle Ragazze di Serena Dandini su Rai 3. Una coincidenza che però mi ha dato modo di riflettere su quante cose siano cambiate in meglio da quegli anni Settanta o meglio da quando il secondo femminismo ha cominciato a fare i suoi primi passi. Satira e ironia fanno ormai parte di un patrimonio culturale che molte autrici e attrici maneggiano con destrezza. Si può scherzare su tutto, soprattutto su se stesse perché il senso di sé diventa baricentro di una forte identità di genere. Così l’io e il noi si intrecciano, danzano, interagiscono senza confondersi. È come se i femminismi avessero fatto evaporare ogni gabbia ideologica, sprigionando nuove libertà, nuove idee, nuovi modi di partecipare…Lo spettacolo di Dandini, è FARE cultura. E, la materialità del fare sta nella mimica, nella didascalia, nella graffiante sinteticità di chi interpreta nuovi modi di essere donna”.
E prosegue: “Il libro della Capecchi è prezioso proprio perché permette di mettere ordine. Di capire dove collocare l’emancipazionismo, l’egualitarismo, il pensiero della differenza, la cultura di genere, le pari opportunità, il post femminismo, l’empowerment, il determinismo biologico, il sesso, il genere, la teoria del gender…”.