La giovane attrice Taapsee Pannu, protagonista di vari film, al “Festival River to River” di Firenze (‘festival che celebra quest’anno il suo 18° compleanno, in coincidenza col 70° anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due paesi), sottolinea il contributo delle donne al cambiamento verso l’uguaglianza, anche se rimane molto da fare.
L’India sta cambiando e l’emancipazione femminile è uno dei segni più evidenti e dei motori di questo cambiamento. Forse a noi distratti osservatori ciò che avviene in Oriente ci sfugge e siamo ancora legati a consolidati stereotipi. Il cinema indiano è senz’altro un veicolo di conoscenza della realtà di quel grande paese che negli anni Sessanta-Settanta ha esercitato un fascino ed un richiamo sulle giovani generazioni, su quei ragazzi desiderosi di pace, non violenza, spiritualità, di fuga dall’Occidente che proprio nel ’68, esattamente 50 anni fa, spinse anche i Beatles a raggiungere Rishikesh, alle pendici dell’Himalaya, per meditare sotto la guida dell’intraprendente guru Maharishi Mahes Yogy.
È da quella loro contraddittoria esperienza (ben descritta nel documentario in bianco e nero realizzato da Furio Colombo), e riproposto al River to River dedicato al cinema indiano a Firenze (dal 6 all’11 dicembre) che lo spettatore è portato alla scoperta di una realtà in larga parte sconosciuta. Si deve infatti sapere – e ce lo ricorda l’ambasciatore indiano in Italia Reenat Sandhu – che “l’industria cinematografica indiana è la maggior produttrice di film nel mondo, con una crescita del fatturato del 27% nel 2017 e, aggiunge, oltre all’innovazione tecnologica sono i contenuti e le storie di qualità che diventano sempre più importanti per il successo”.
Le sue parole trovano un’eco anche in quelle della bella e giovane attrice indiana Taapsee Pannu, giunta a Firenze per presentare il film di cui è protagonista a fianco di Rishi Kapdor dal titolo “Mulk” del regista Anubhav Sinha.
Nel film Taapsee interpreta il ruolo dell’avvocato difensore di una famiglia di musulmani a Varanasi accusata di essere coinvolta nel piano di un attacco terroristico sulla città. Un film crudo che offre uno spaccato umano e sociale su una realtà del nostro tempo. La bella e cordialissima Taapsee, presente al Cinema La Compagnia di Firenze dove si svolge questa Rassegna e lei affronta subito il cuore del problema,, ha rilasciato un’intervista al magazine Lindro dove dichiara: “In India sono in corso grandissimi cambiamenti, enormi ma c’è ancora molto da fare per una vera uguaglianza. La cosa più interessante è che questa evoluzione sociale e dei costumi non è rappresentata soltanto dal cinema d’autore, ma anche da quello commerciale, la si riscontra al box office. I molti film destinati al grande pubblico narrano storie che infrangono tabù ritenuti un tempo inviolabili: un film, ad esempio, affronta il tema della disfunzione erettile, altri di donne che scelgono il proprio destino…o rivendicano la propria indipendenza.
Le donne sono protagoniste di questo cambiamento, ed il pubblico oggi vuole storie vere, non distanti dalla realtà com’era avvenuto prima. La mia presenza qui, per raccontare i film da me interpretati, è la conseguenza di questo cambiamento in atto, certo per una vera uguaglianza fra generi c’è ancora molto da fare, ma il cambiamento è in corso. E il cinema lo rappresenta, sfatando quegli stereotipi sull’India che ancora permangono in varie parti“.
E l’intervista di Lindro prosegue verso Selvaggia Velo, ideatrice e direttrice di questo festival. “Ormai siamo maggiorenni” – mi dice – “e per l’occasione abbiamo cercato di completare la proposta festivaliera con tavole rotonde e con la presenza del cibo come protagonista di alcune proiezioni, oltre che con dei corsi di cucina del Cescot. Offriamo al pubblico italiano un ‘idea dell’India contemporanea a 360° proponendo commedie, film importanti e cortometraggi, tematiche e storie diverse. E tra queste, una tematica importante è quella delle donne, del loro ruolo nella società, delle lotte che devono sostenere per i propri diritti. Ad esempio Chitra (nude) di Ravi Jadhav, una coproduzione con la Francia, narra la storia di una donna -Yamuna – che abbandonata dal marito con un figlio di 12 anni da mantenere, si trasferisce dal suo villaggio a Mumbai dove l’unico lavoro che trova è quello di una modella alla scuola di nudo in un istituto d’arte. Quel film è stato bandito da vari festival internazionali”
Certo, sono passati 50 anni da quando il richiamo dell’India era forte e masse di giovani in cerca di un altrove diverso e di pratiche di meditazione, si avventuravano verso quel fascinoso mondo, abbandonando presto – come accadde anche ai Beatles sotto gli occhi attenti di Mia Farrow e di Furio Colombo – la loro spavalderia mistica. Alla quale, in Occidente si sono preferite pratiche yoga e filosofie utilitaristiche.Quel mondo dunque che si sta avvicinando. Ma ne sappiamo ancora poco tanto è vario, complesso e contraddittorio, in bilico tra modernità e tradizione.